È nel 1984 che, su proposta del Professor Raymond Triquet, la Federazione Cinologica Internazionale (FCI) approva definitivamente la nozione zootecnica di razza e di varietà canina.
Secondo il Professor Raymond Triquet, la “razza” è “come un insieme di individui che presentano caratteri comuni che li distinguono dagli altri rappresentanti della loro specie e che sono geneticamente trasmissibili”.
Secondo Triquet, “la specie deriva dalla natura, mentre la razza deriva dalla cultura nell’ambito della cinofilia”.
In effetti, il processo di selezione degli accoppiamenti tra riproduttori tramite l’intervento umano può portare alla nascita di una nuova razza ma non permette in alcun caso di creare una nuova specie.
Ad esempio, la razza dei “Jack Russell Terrier” deriva da incroci tra diversi Terrier eseguiti dall’omonimo reverendo con lo scopo di migliorare la loro predisposizione per la caccia.
Al contrario, alcuni cani come i “Pastori della Languedoc” non hanno mai potuto accedere allo statuto di razza riconosciuta.
Altri, come il Chambray, il Levesque o il Normand-Poitevin si sono progressivamente estinti a causa del loro scarso numero o della mancanza di interesse che hanno suscitato e sono stati definitivamente soppressi dalla FCI.
Ancora oggi, alcune razze come il Bracco Belga, sono in fase di sospensione; il Russkiy Toy è in attesa di un riconoscimento definitivo, laddove una razza emergente e molto apprezzata, come il Pastore Svizzero Bianco, è stata riconosciuta ufficialmente dalla FCI nel 2004 e recentemente, in Italia, anche dalla FCI, nel 2011.
In effetti, nel corso degli ultimi 50 anni, il numero di razze riconosciute dalla FCI è praticamente triplicato, rispondendo a esigenze sempre più precise o, a volte, semplicemente alla ricerca di originalità!
Il “gruppo” è definito come “un insieme di razze che hanno in comune un certo numero di caratteri distintivi trasmissibili”.
Quindi, ad esempio, gli individui che appartengono al primo gruppo (Cani da pastore), malgrado le differenze morfologiche, presentano tutti l’istinto originario di guardiano di greggi.
Per quanto riguarda la “varietà”, secondo una definizione del Professor Raymond Triquet, è questa “una suddivisione all’interno di una razza in cui tutti i soggetti possiedono in più un carattere trasmissibile comune che li distingue dagli altri soggetti della loro razza”.
Quindi, il Pastore Tedesco a pelo lungo rappresenta una varietà della razza “Pastore Tedesco”, anche se nella sua discendenza potrebbero non esservi individui a pelo lungo (il carattere “pelo lungo” è recessivo).
Inoltre lo standard di molte razze ammette più varietà di colori o struttura del mantello, o addirittura più fogge di orecchie.
Ad esempio, la razza Bassotto ammette tre varietà: a pelo corto, a pelo duro o a pelo lungo.
Lo “standard” è definito come “l’insieme delle caratteristiche proprie di una razza”.
Serve da riferimento in occasione delle esposizioni canine per valutare la conformità di un cane alle caratteristiche morfologiche e comportamentali della sua razza.
Ogni razza possiede il proprio standard, definito dall’associazione di razza del paese di origine, che è l’unica abilitata a modificarne il contenuto.
Quindi lo standard stabilito presso il luogo di origine della razza resta l’unico riconosciuto dalla FCI, anche se alcuni paesi cercano a volte di imporre le proprie varietà.
Ad esempio, varietà inglesi e canadesi della razza Akita Inu sono state proposte senza successo per il riconoscimento da parte della FCI, mentre la varietà americana è stata riconosciuta nel 2006.
Altre sono riconosciute solo dagli organi genealogici nazionali.
Alcune, come i Barboni miniatura e albicocca, sono stati infine riconosciuti dal paese di origine come appartenenti ufficialmente alla razza dei Barboni.
Alcune razze di cani sono difficili da classificare tra i gruppi esistenti in quanto possono essersi progressivamente allontanate dalla loro vocazione originaria.
Per mantenere l’originalità delle razze, alcune associazioni hanno imposto test delle predisposizioni naturali, se non addirittura prove di lavoro, come il field trial per alcuni cani da caccia, che consentono di valutare un cane in base alle sue doti comportamentali e non più solamente sull’aspetto esteriore o fenotipo.
In questi casi lo standard di bellezza differisce dal morfotipo sportivo; infatti in alcuni paesi come il Regno Unito, dove l’ottenimento del titolo di campione di bellezza non necessita di qualifica di lavoro, le stirpi dette “da lavoro” e “da bellezza” possono essere molto diverse dal punto di vista morfologico.